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Riccardo Capogna: “È stato facile scegliere la Tritium. Porterò sacrificio e umiltà”

Sacrificio, dedizione e umiltà: queste le parole che risuonano nella mente e negli occhi di Riccardo Capogna sin da quando è un bambino. Lui, cresciuto nelle giovanili della Lazio, sa bene cosa significano dedizione e lavoro: 12 anni di settore giovanile non te li regala nessuno. Dodici anni in cui ha imparato il valore dell’umiltà, che si è poi portato nella sua carriera e ha trasmesso ai più giovani. Oltre 400 presenze tra Serie C e Serie D: un percorso che lo ha visto indossare le maglie di Lecco, Seregno, Gozzano, di nuovo Lecco e, infine, ProSesto. L’attaccante, classe 1988, è tra i migliori marcatori della storia del Lecco e quella con la società bluceleste è una storia particolare: la scintilla non è scoccata subito alla prima esperienza, ci è voluto del tempo ma poi è stato amore ed insieme hanno vinto il campionato di Serie D. Proprio a Lecco, Capogna ha trovato l’amore: si è sposato e ha creato una famiglia, legandosi in maniera speciale alla città manzoniana. Dopo aver lasciato Lecco, è approdato in un’altra piazza lombarda: la Pro Sesto. Due stagioni molto diverse: la prima conclusa ai play-out contro il Seregno, mentre la seconda alla fase nazionale dei play-off contro il Vicenza. Nel presente di Capogna ora c’è la Tritum: un progetto ambizioso di una piazza importante che, dopo aver dominato l’Eccellenza, vuole dimostrare il proprio valore anche in Serie D. L’attaccante romano è determinato e motivato a fare bene e regalare grandi soddisfazioni anche ai suoi nuovi tifosi.

Cosa ti ha fatto accettare l’offerta della Tritium?

“È stata una scelta presa subito, sono veramente contento. È stato facile scegliere da quando il direttore mi ha cercato. Vado molto a sensazioni e sono state subito positive. Sono molto carico per questa nuova avventura. È una società importante che vuole dimostrare il suo valore anche in Serie D, una piazza ambiziosa. Volevo anche stare vicino casa ed ho trovato una giusta sintonia con il direttore.”

Tra meno di un mese comincerà il ritiro a Presezzo, che ambiente ti aspetti di trovare?

“Sicuramente una squadra che ha mantenuto l’ossatura dell’anno scorso, molti hanno già fatto tanti campionati in Serie D. Il direttore è stato bravo: ha tenuto un’ossatura importante e soprattutto con una mentalità al lavoro in settimana fondamentale. Mi aspetto una squadra già pronta a livello mentale, poi il direttore ha già fatto qualche innesto per partire e fare una stagione importante. Inoltre conosco Acerbis, che mi ha parlato molto bene della Tritium.”

Che contributo apporterai alla squadra con la tua esperienza in D?

“Le partite ti aiutano soprattutto nei momenti difficili e la mia esperienza potrà aiutare. Poi quello che conta è il lavoro in settimana. Spero di portare il sacrificio di esso, ma sempre con il sorriso creando alchimia con il mister, la società e i tifosi. Nel calcio non c’è una regola chiara per fare bene, ma esistono diverse componenti che, messe assieme, ti portano a raggiungere gli obiettivi.”

Quanto ti ha aiutato crescere nel settore giovanile di un club professionistico come la Lazio?

“Sei sicuramente avvantaggiato rispetto a chi non cresce in un settore professionistico: le strutture, gli allenatori ti aiutano a crescere in fretta e in meglio. Mi ritengo fortunato, ma non me lo ha regalato nessuno: 12 anni di settore giovanile mi hanno aiutato a crescere soprattutto a livello tecnico e mentale. Ti danno delle regole importanti e adesso, purtroppo, il calcio è un po’ cambiato anche in quello. Rispetto a chi non ha fatto un settore giovanile importante sei avvantaggiato, poi non è detto perché ci vogliono anche altre cose per andare avanti. Di quel periodo mi ricordo le regole, la disciplina, gli orari, l’attitudine al lavoro che mi sono portato poi nel professionismo a 18 anni. L’umiltà è una parola importante ed è un’altra cosa che impari nei settori giovanili.”

Quanto è ampio il salto tra Serie D e Lega Pro?

“Tra Serie D e Lega Pro il salto è grande e non pensavo. Ci sono giocatori fortissimi in Serie D, ma il professionismo cambia un po’ tutto. A livello fisico per un attaccante c’è un impatto davvero diverso in Lega Pro. I quattro giovani incidono: in Serie D sei obbligato, in Lega Pro no. Poi io ho avuto la fortuna di trovare tanti giovani già pronti anche in Serie D.”

A Lecco hai vissuto due parentesi diverse, che esperienze sono state?

“Lecco è una cosa a parte. Una storia spettacolare: mia moglie è di Lecco, i miei figli sono nati lì e abbiamo comprato casa. Quando sono arrivato non è stato facile, era la mia prima esperienza in Serie D e la società era in un momento difficile. Sono stati due anni complicati in cui ci siamo salvati, ma già si sentiva il calore di una piazza importante. Nell’altra parentesi ho vinto ed è stato uno spettacolo: poi sono rimasto in Serie C nell’anno del Covid e l’anno dopo abbiamo vinto i due derby, segnando tre gol. Un’esperienza davvero unica. Poi dopo Lecco sono andato a Sesto ed ho trovato una piazza spettacolare, anche lì mi sono trovato benissimo.”

Ti sei prefissato un obiettivo per la prossima stagione?

“Non mi sono mai imposto un numero ti gol perché poi magari ci arrivi e ti adagi. L’attaccante deve sempre fare più gol possibili. Non mi piace mai parlare solo del singolo perché si gioca in 11 e se la squadra non ti supporta poi non puoi fare gol: solo Messi da solo può farlo. Se invece la squadra fa bene, anche l’attaccante riesce a fare il suo.”

Asia Di Palma