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Christian Caon: “Sono entusiasta per la nuova avventura ad Abbiate. Quest’anno a Gavirate è stata una débâcle totale”.

Appendere gli scarpini al chiodo e ricominciare dalla panchina una nuova vita: senza lasciare il posto che è stato casa per diversi anni. Christian Caon ha chiuso la carriera, che lo ha visto protagonista per vent’anni sui campi di Eccellenza, al Gavirate e da lì ha iniziato l’avventura in panchina. Cinque anni colmi di tante soddisfazioni come la vittoria del campionato di Promozione nella stagione 2019/2020 e la salvezza della scorsa stagione. Quest’anno niente ha funzionato e di comune accordo con la società hanno deciso di separarsi e mettere la parola fine a questa storia. La passione di Mister Caon per il calcio l’ha portato alla Nuova Abbiate in Prima Categoria. Un progetto importante di una società che ha vinto la Seconda Categoria dominando il campionato 2022-2023 e il Mister ha deciso di intraprendere un percorso, che gli permettesse anche di essere più presente e disponibile ai propri affetti.

È pronto per questa avventura alla Nuova Abbiate?

“C’è entusiasmo come sempre all’inizio di ogni stagione. Per me è il primo cambio, è la mia seconda esperienza in panchina. Mi aspetto di fare le cose fatte bene, questa è la nostra modalità operativa. Anche se la Prima Categoria ha qualcosa di diverso dall’Eccellenza, dovremmo essere bravi noi dello staff e porterò con me Ginepro e Faroni dal Gavirate. Dovremmo essere in grado di adattarci e metterci a disposizione per far rendere tutti al meglio.”

Ha già avuto modo di conoscere la società e l’ambiente?

“Sì, hanno organizzato un torneo di fine anno ed erano tutti presenti: ci sono tante persone che fanno il bene dell’Abbiate. Il presidente e il ds sono due ragazzi giovani con entusiasmo e tanta volontà, li ho visti all’opera. C’è una conduzione familiare, sono tutti molto presenti e c’è un clima molto bello e stimolante.”

Come mai la scelta di scendere di categoria?

“Le mie esigenze mi hanno portato a scegliere una soluzione che potesse ridurre l’impegno. In questi anni ho fatto l’Eccellenza ed è stato un bellissimo percorso, ma non era più sostenibile per gli impegni lavoratori e anche familiari. Il ragionamento è stato trovare qualcosa che mi impegnasse 2/3 sere a settimana e che fosse vicino anche per stare accanto alla mia famiglia. Ad Abbiate poi ritrovo degli amici: Morandi lo conosco da tanti anni, Cuscunà è un amico e abbiamo giocato insieme dieci anni al Veneghon. Inoltre, il presidente ci ha garantito delle strutture di livello: ci alleneremo in uno dei centri della Varesina, sul sintetico di Cairate, e giocheremo a Vedano. Un accordo di grande prestigio per noi che ci permette di fare un salto di qualità importante.”

Qual è l’obiettivo della società?

“L’anno scorso tutte le risorse sono state impiegate per rinforzare la rosa, quest’anno c’è stato un impiego di risorse importanti per le strutture. Sarà una squadra di categoria, rimarrà una parte di coloro che hanno fatto bene in Seconda Categoria. La società vuole fare bene, ma sa che la categoria è diversa.”

A distanza di mesi, ha un’idea del perchè nulla abbia funzionato quest’anno al Gavirate?

“Penso che sia stato un anno difficile sotto tutto gli aspetti: non ha funzionato nulla. Lo staff ha commesso degli errori così come la società. Anche i giocatori hanno reso al di sotto delle aspettative: ci sono stati diversi problemi tra infortuni e questioni familiari extra campo. Se consideriamo tutto non c’è nulla che sia andato bene e nessuno se lo aspettava anche vedendo i risultati delle stagioni passate. Quest’anno è stata una débâcle totale: ci allenavamo la sera, abbiamo avuto difficoltà con le strutture e il campo di allenamento non era adeguato alla categoria. E tutto ciò è diventato poi un limite. Abbiamo masticato amaro tutti ma: chi avrà imparato porterà avanti qualcosa di positivo da un’esperienza del genere, chi non avrà imparato commetterà gli stessi errori.”

Com’è stato il passaggio da giocatore ad allenatore nella stessa società?

“Poteva diventare un limite se hai difficoltà a gestire i rapporti umani. Se, invece, riesci a scindere bene i ruoli: tu ti cali nel tuo nuovo ruolo e i giocatori lo rispettano diventa un vantaggio. Io cerco sempre di creare dei rapporti basati sul rispetto con i miei giocatori. Ho trovato sempre persone disponibili, sono andato d’accordo praticamente con tutti e c’è stato sempre rispetto sia quando le cose non andavano bene che quando funzionavano. Con alcuni miei ex compagni, poi giocatori, ho mantenuto i rapporti di amicizia e alcuni li ritroverò quest’anno.”

Asia Di Palma