L’allenatore del Codogno, Maurizio Tassi, ha parlato ai nostri microfoni del percorso che sta facendo il Codogno dopo aver vinto il campionato di Promozione nell’ultima stagione. L’allenatore, classe 1961, ha raccontato inoltre come è finita la sua avventura a Pavia nella stagione 2022-2023 e delle emozioni provate sulla panchina della squadra della propria città. PER […]
L’allenatore del Codogno, Maurizio Tassi, ha parlato ai nostri microfoni del percorso che sta facendo il Codogno dopo aver vinto il campionato di Promozione nell’ultima stagione. L’allenatore, classe 1961, ha raccontato inoltre come è finita la sua avventura a Pavia nella stagione 2022-2023 e delle emozioni provate sulla panchina della squadra della propria città.
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Dopo la sconfitta con l’Arcellasco di domenica, mercoledì c’è stata la reazione che si aspettava?
“Mercoledì non eravamo quelli di domenica, ma i soliti di inizio stagione. Abbiamo fatto una buona partita contro una squadra di categoria (Tribiano n.d.r.), ci siamo presentati con una testa diversa. Domenica non ha funzionato nulla: l’unica gara in cui c’è stato un blackout. Mercoledì, invece, è stata una bella partita quindi sono soddisfatto perché la risposta della squadra c’è stata.”
Cosa significa da pavese aver allenato il Pavia e perché è finita in quel modo a 3 giornate dalla fine?
“Per un pavese allenare il Pavia è una soddisfazione, poi conosco tutti avendo un’attività commerciale in città. È stata una cosa bellissima, sono stato accolto nel modo giusto e ho lasciato Pavia con tanto affetto da parte di tutti. Chi fa il nostro lavoro sa che di certezze non ne abbiamo, quell’anno (2022-2023 n.d.r) mancavano 3 giornate alla fine e saremmo arrivati secondi matematicamente. Abbiamo perso al 93′ il derby con la Vogherese ma immeritatamente. A fine partita c’è stato qualche appunto da parte della società che non ho gradito perché non mi sembrava giusto puntare il dito su quella partita. Poi la società ha pensato che non ero la persona giusta per i playoff: è stata una scelta che mi ha lasciato amarezza. Quando sono arrivato c’erano 200 persone a vedere le partite e quando ho lasciato si arrivava a 2000. Diciamo che poi la società ha sbagliato la scelta. Senza presunzione, con la squadra c’era un rapporto di grande stima: avevamo fatto un grande lavoro. Mi permetto di dire che hanno fatto un errore. Io avevo dato l’anima a Pavia, mi sentivo in dovere verso la mia città. Devo però ringraziare il presidente Nucera perché con il tempo ci siamo parlati e ha riconosciuto l’errore.”
Quanto è importante avere una società organizzata?
“Io ho sempre sostenuto che per arrivare in alto devi avere una società organizzata, strutturata e professionale. Deve dare tutto ciò che serve per fare risultati: campo in ordine e tutti i vari dettagli. Questo è quello che abbiamo cercato di fare io e il mio ds, Giampaolo Calzi, che è stato anche mio giocatore. Bisogna essere forti in campo, ma soprattutto fuori. Dopo la retrocessione di due anni fa, siamo ripartiti da zero praticamente. Adesso c’è l’idea di costruire qualcosa e fare un passo alla volta. Quest’anno il girone B è molto tosto ed equilibrato. L’idea di Codogno è consolidare la categoria e poi migliorare quegli aspetti per cercare in futuro di fare qualcosa di importante.”
Samuele Dragoni ci ha raccontato di essere stato piacevolmente sorpreso dal suo approccio al calcio moderno. Quanto è importante evolversi e rimanere aggiornati?
“Ho 62 anni, ma vado ancora in giro a vedere allenatori anche molto più giovani. Ad esempio, ho visto giocare il Mapello ed ha idee di gioco dettate da chi lo guida. Ho la passione, mi piace documentarmi e andare a vedere allenatori che ritengo possano darti qualcosa. Non bisogna mai accontentarsi perché il calcio è cambiato e bisogna stare al passo coi tempi.”
Asia Di Palma
26 Ottobre 2024