Danilo Alessandro è intervenuto ai microfoni di “D-Time” per raccontare i motivi della risoluzione consensuale con la Pro Palazzolo. L’attaccante, classe 1988, ha voluto ringraziare il presidente a cui aveva fatto la promessa di arrivare a Palazzolo per vincere il campionato.
Come mai hai preso questa decisione?
“Ci tengo a ringraziare il presidente (Claudio Forlani n.d.r) e il direttore (Zanardini n.d.r) per quello che hanno fatto per me. Non voglio entrare nei particolari perché chi deve sapere le cose le sa. Diciamo che non riesco a stare con persone finte. Adesso mi godo i miei figli e poi vedrò che fare.”
Cosa ti porti dietro di questa esperienza?
“Mi porto dietro l’affetto del presidente. Chi mi conosce sa che non faccio sviolinate. Sia nel bene che nel male dico quello che penso. Mi conosco e per rispetto suo ho deciso di andare via.”
Con Didu non era possibile convivere?
“Con Didu era come cane e gatto. Mi piacciono le persone vere. Preferisco una persona come il direttore (Zanardini n.d.r) che mi ha parlato chiaro fin da subito. Il presidente a livello umano mi ha dato tantissimo. Le panchine con una logica vanno bene: avrei fatto da qui fino a giugno panchina. Io metto sempre davanti il gruppo. Se vado in panchina perché dico le cose come stanno no. Se a 36 anni si pretende da un attaccante che fa le ripetute in campo… All’attaccante si chiede di fare gol, se gli ultimi 3 anni ho giocato più vicino all’area c’è un motivo.”
L’arrivo di Cogliati è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso?
“No zero, potevano arrivare anche Ibrahimovic o Mbappe (ride n.d.r).Con Pietro sono amico e abbiamo anche giocato assieme. Io ho sempre messo davanti la squadra perché per vincere i campionati serve gente forte. Poi serve chi gestisce lo spogliatoio perché se prendi tanti giocatori forti di qualità devi gestirli. Le colpe però me le prendo io, dare le colpe agli altri è facile.”
Da quanto pensavi di andare via?
“Ero venuto qui, a 6 ore dai miei figli, per vincere il campionato non per arrivare quinto o fare 20 gol e arrivare secondo. Era un po’ di settimane che pensavo di andare via, però avevo dato una parola e mi dispiace non averla mantenuta (al presidente n.d.r). Gli avevo promesso che mi sarei spostato solo per lui.”
La partenza di Ceravolo è imminente?
“Fabio non lo so. Fabio ha una carriera che parla da sé e si è sempre comportato da professionista. Nel calcio a volte tutto è il contrario di tutto.”
Sono già arrivate delle chiamate?
“Sì le chiamate sono arrivate, ma adesso ho la testa solo per i miei figli. Non penso di andare fuori Roma anche perché ho fatto una promessa. Ho dato la parola che non sarei rimasto nel girone B.”
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Asia Di Palma