Dopo la vittoria con il Vado (1-0) che garantisce matematicamente la categoria anche per l’anno prossimo per i biancorossi, il DS dei pavesi ha parlato ai nostri microfoni dopo il grande traguardo raggiunto. Giovedì 17 aprile diventa una data storica per la neonata società Oltrepò, che ha visto la luce nell’estate del 2022 nell’unione tra Varzi e Broni e in 3 anni è arrivata alla salvezza in Serie D. Una finale playoff persa nel 2023, la vittoria del campionato nel 2024 e ieri il piattone destro all’angolino di De Rinaldis che sfrutta il vantaggio assegnato dal direttore di gara per il fallo di Monteverde su Hrom vale un altro pezzo di storia: l’Oltrepò è salvo con due giornate di anticipo e con una rimonta straordinaria. Tra i grandi architetti di questa impresa c’è il DS Nicola Raso, che al nono anno al fianco del presidente Catenacci ha realizzato una grande impresa per tutto l’ambiente della provincia di Pavia. Ecco le sue parole dopo il grande traguardo raggiunto:

 

Direttore come è avvenuto il processo che ha portato alla costruzione di una squadra partita come “cenerentola” del girone e salva con 2 giornate di anticipo?

“L’annata è sicuramente partita con questo elemento dei problemi economici che, durante il corso della stagione, per il 90% sono stati sistemati e si sta andando avanti a farlo, quindi dall’inizio abbiamo deciso di fare una squadra sostenibile. A quel punto, non fermandosi più nessuno degli artefici dell’anno scorso, che comunque ringrazierò sempre perchè si sono dimostrati professionisti e hanno capito la situazione, si è cambiato molto rispetto a come costruivamo di solito le squadre. Dal momento che avevo già visionato questi ragazzi da inserire come quote, sono andato su quelli che conoscevo come De Rinaldis e Spatari, che avevo già contattato l’anno scorso prima di prendere Alvitrez e Citterio. Poi ovviamente hanno mantenuto la categoria e il loro trasferimento è slittato di un solo anno. Ma anche i ragazzi del Piacenza, li conoscevo bene e li avevo visti in prima persona. Sono andato su un gruppo di ragazzi che si conosceva e ho cercato di creare un amalgama senza i 2 o 3 anziani che in un gruppo così giovane avrebbero trovato magari qualche difficoltà dal punto di vista comunicativo e del rapporto. Ho lavorato su quell’idea lì, dal primo giorno ho detto che non temevo assolutamente di fare la stagione nonostante le voci che giravano, perchè ritenevo che fossero tutti giocatori forti. Non potevamo comprare l’esperienza ma dovevamo lavorare sulle nostre qualità come la freschezza, la velocità, la quantità e la forza del gruppo. Poi se devo dire che l’1 agosto dicevo che mi sarei salvato in anticipo sarei bugiardo, però ero convinto di quello che stavo facendo, non era un’idea folle nella mia testa. Ovviamente, sono schietto, se non ci fossero stati problemi precitati avrei preso un’altra strada e avrei fatto una squadra più standardizzata con i soliti parametri, ossatura con qualche esperto e giovani di contorno. Ho dovuto fare di necessità virtù e credo di esserci riuscito. Voglio ringraziare lo staff, di quest’anno ma anche dell’anno scorso perchè se oggi siamo qui è anche merito loro, tutto il mondo Oltrepò che ci è sempre stato vicino, il presidente e i giocatori, che per loro questo sia un inizio di una carriera importante”.

 

 Lei è da molto tempo con il presidente Catenacci, quali sono le sue idee dopo 9 anni e dopo questo traguardo?

“Penso che ormai il mio ciclo si sia chiuso dopo 6 anni di Varzi e 3 di Oltrepò. Ho fatto una finale playoff il primo anno di Oltrepò, l’anno scorso ho vinto il campionato, quest’anno ho raggiunto la salvezza, quindi ho dato tanto. Ora non penso al futuro perchè dovrei sedermi a un tavolo e capire quali siano i progetti futuri, ma un ciclo sicuramente lo abbiamo chiuso. Adesso vedremo se ne apriremo un altro, se non si aprirà, se si aprirà da un’altra parte. Sono aperto a tante situazioni ma credo che questo ciclo di lavoro sia finito. Devo valutare, se ogni anno era scontata la mia permanenza ora devo riflettere perchè bisogna anche essere intellettualmente onesti, se uno ritiene di non poter dare nulla in più deve lasciare il passo perchè il progetto Oltrepò comunque va avanti”.

 

Si sarebbe mai aspettato un traguardo simile, campionato vinto e salvezza in D con due giornate di anticipo, al suo primo giorno in questo ambiente?

“Devo dire che la prima cosa che mi ha detto il presidente quanto l’ho conosciuto è che lui voleva andare almeno in Serie D, quindi era l’obiettivo che ci eravamo imposti. Ci abbiamo messo forse un po’ di più perchè eravamo in Promozione, quindi erano 3 categorie. Però penso che il nostro peggior piazzamento, tolto quello di quest’anno che ha un valore completamente diverso, sia stato il quinto posto. Per questo dico che il ciclo è finito però sì, l’obiettivo che ci eravamo imposti lo abbiamo portato a termine. Al momento non ho niente in mano, ho pensato solamente alla salvezza dell’Oltrepò. Ad oggi può succedere di tutto, che io rimanga oppure no”. 

 

Quali sono le sensazioni di una società neonata che fa grandi progressi anno dopo anno passando anche davanti ad altre big del territorio come il Pavia, o la Vogherese quest’anno in termini di classifica, il Casteggio…?

“Non saprei perchè il nostro segreto è sempre stato quello di non guardare cosa facessero gli altri. Sinceramente non ci ho mai pensato, ma è dovuto al fatto che comunque io affronto tutto in maniera molto serena e umile, pensando solo al lavoro. I complimenti che mi sono arrivati tra ieri e oggi dei miei ex calciatori mi fanno piacere perchè sanno qual è il mio modo di operare e cerco sempre di non lasciare niente al caso, ma questo è quello che mi ha insegnato anche il presidente. Lui come persona e come professionista mi ha sempre sostenuto, anche nelle scelte. Tornando alla domanda non saprei di fatto come rispondere, ma credo che sia una cosa importante. Vincere non è mai facile, perchè per giudicare una vittoria o una sconfitta devi esserci comunque e sapere cosa succede all’interno”. 

 

C’è qualche sassolino nella scarpa che vorrebbe togliersi dopo quanto detto a inizio stagione?

“In realtà no perchè non fa parte del mio stile, però posso dire che probabilmente questi ragazzi hanno fatto qualcosa che ci deve far riflettere, a tutti gli addetti ai lavori. Il vero giudice il calcio non sono mai le parole che si dicono all’inizio della stagione ma è sempre il campo. Ho confermato l’allenatore dopo 5 sconfitte, al ritorno dopo 6 sconfitte di fila ancora ho emesso un comunicato in cui ribadivo la fiducia nel tecnico. Secondo me con la programmazione e con la pazienza, che nel calcio non c’è mai, si può costruire qualcosa. Perchè se veramente si vuol far nascere un progetto non si può ogni anno cambiare le persone. Noi siamo andati avanti e abbiamo creduto nello staff anche nei momenti duri, la società ci ha dato fiducia perchè alla fine io faccio più parte dello staff che della società essendone il capo. I giocatori abbiamo cercato di aiutarli  nei momenti difficili e quindi mi sento di dire, a chi non credeva in questi ragazzi, di vederli per il loro valore, che è altissimo. Per loro è solo l’inizio, come gli ho detto ieri. L’Oltrepò per loro non deve essere un punto di arrivo ma di partenza, e spero di vederli in categorie importanti”. 

 

C’è un momento che si porta dietro in maniera importante di questa stagione?

“Sono stati 9 mesi duri e importanti a livello emotivo, sia nel bene che nel male. Dico il primo punto fatto in campionato, contro il Città di Varese dopo 5 sconfitte. Da lì ho visto la scintilla che è scattata, perchè noi avevamo chiuso l’andata con l’Albenga a 23 punti, e abbiamo chiuso a dicembre con un fattore mentale devastante, che è quello che abbiamo ora dopotutto. Io sapevo che a noi ci sarebbe servita una vittoria per tornare in corsa, e dico quel momento perchè è partito tutto da lì”.

 

Il progetto Oltrepò può puntare ancora più in alto?

“Sicuramente andrà avanti con o senza Nicola Raso, bisogna poi cercare poi di assestarsi, come ripetuto più volte anche con il presidente. I prossimi anni saranno di assestamento e mantenimento della categoria, perchè poi secondo me bisognerà lavorare sulle strutture, le attrezzature che servono per fare calcio e non solo sulla rosa. Il settore giovanile sta crescendo ma si sta creando un qualcosa di importante e credo che la filosofia non cambierà, sarà un’impronta giovane e territoriale ma indirizzato al mantenimento della categoria. Finchè non si crescerà a livello di strutture e società per fare qualcosa in più ma credo che il bacino dell’Oltrepò debba essere questo qui”.

 

Secondo lei c’è una differenza anche dal punto di vista delle difficoltà sui gironi A e B? Quando siete stati promossi avevate qualche tipo di preferenza?

“Nel girone B secondo me ci sono più squadre che investono rispetto all’A, quindi la qualità è più alta. Chiaramente però qualità non significa per forza maggiore difficoltà, ne trovi diverse nei due gironi. Nel B trovi sicuramente più formazioni strutturate e pronte per fare la D, senza pensare esclusivamente al soldo ma all’organizzazione e alle strutture. Ci sono delle corazzate con cui competere diventa più complicato, forse nell’A si trovavano più squadre con una realtà come la nostra, ma comunque non bisogna dimenticare che qui ci sono piazze come il Città di Varese e il Vado, squadre forti ce ne sono”. 

 

Ivan Oioli

18 Aprile 2025

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